“Uno studio in rosso” di Artur Conan Doyle - di Daniele Sammartino


Recensione di “Uno studio in rosso” di Artur Conan Doyle
L’inizio di una leggenda

Artur Conan Doyle


Artur Conan Doyle fu un medico, scrittore e poeta scozzese considerato, insieme a Edgar Allan Poe, fondatore del genere giallo e fantastico. Doyle è il padre del “giallo deduttivo”, reso famoso dal personaggio di Sherlock Holmes.
Artur Conan Doyle nacque nel 1859 a Edimburgo. Iniziò gli studi universitari alla facoltà di medicina nel 1876 e si laureò nel 1885 nella sua città natale. Durante il suo percorso universitario, oltre che studiare con caparbietà medicina, si appassionò di letteratura. Uno dei suoi professori fu il dottor Joseph Bell, di cui divenne prima di laurearsi, anche assistente per un breve periodo. Bell, dottore brillante e capace, con l’applicazione del metodo scientifico e con la sua sorprendente deduzione, gli ispirò successivamente il personaggio di Sherlock Holmes.
Terminata l’università, aprì uno studio medico a Portsmouth, dove iniziò a scrivere le famose avventure del famigerato detective. Il primo romanzo ”Uno studio in rosso” fu pubblicato nel 1887. Conan Doyle, nonostante l’enorme successo della sua fortunata serie, non amava molto il suo personaggio, perché divenuto più famoso di lui. Continuò, però, a scriverne le avventure a causa dell’insistenza dei voraci lettori. Egli era maggiormente interessato ad altri generi letterari, come l’avventura, il fantastico e lo storico. Da ricordare anche la breve, ma importante carriera giornalistica londinese e il suo interesse per lo spiritismo.
Doyle morì nel 1930, a causa di un attacco cardiaco, mentre si trovava nella sua casa di campagna insieme alla moglie e al figlio.

                                   



Riassunto di “Uno studio in rosso”

In questo romanzo Sherlock Holmes e John Watson s’incontrano per la prima volta. Quest’ultimo, ex medico militare, tornato a Londra dalla guerra afghana a causa di due ferite riportate al ginocchio e alla spalla, sta cercando un alloggio poco dispendioso. Un suo caro amico gli consiglia di rivolgersi al rinomato detective, che stava cercando una persona con cui poter dividere l’affitto al 221B di Baker Street. Dopo l’incontro, i due si trasferiscono nel nuovo appartamento. Sherlock rivela a John di essere un consulente investigativo e lo trascina in un importante caso di omicidio scoperto da Gregson e da Lestrade, due investigatori di Scotland Yard. Nello studio scarlatto di una casa abbandonata i due amici trovano il cadavere di un certo Enoch Drebber, vittima di origine americana. Holmes capisce che il pover’uomo è stato obbligato ad assumere una letale quantità di veleno. Vicino al cadavere viene trovata una fede da donna, sul muro la scritta “rache (che in tedesco significa vendetta) e un biglietto sul quale c’è scritto “J.H. è in Europa”. Attraverso le deduzioni e gli indizi, il detective prova a ricostruire la fisionomia del colpevole, che secondo lui potrebbe colpire ancora. Dopo varie ricerche si scopre che la nuova possibile vittima è il segretario di Drebber, Stangerson.
Holmes mette un annuncio sui giornali, con l’intenzione di comunicare il ritrovamento della fede raccolta sulla scena del delitto. In questo modo il detective spera di incastrare l’assassino. Sfortunatamente, all’annuncio risponde solo una donna anziana, che si riprende il gioiello. Holmes incerto sull’identità della vecchietta, la segue e scopre che in realtà si tratta di un uomo che si è travestito da donna per passare inosservato. Quest’ultimo si mette alla guida di una carrozza situata a Regent Street ,e fa in tempo a scappare. Holmes riesce, però, a individuarne il numero di matricola e intuisce che il colpevole, non può che lavorare per le vetture da piazza, e che è quella la pista da seguire per la soluzione definitiva del caso.


Poco tempo dopo, anche Stangerson viene trovato morto nella sua camera d’albergo, ma questa volta accoltellato. Nella sua stanza viene trovata anche una scatoletta contenente due pillole. Holmes le analizza e, attraverso un esperimento effettuato nel suo studio scopre che una di esse è avvelenata.
L’investigatore riesce, a questo punto, a ricollegare tutto e decide di fare un tranello all’assassino. Grazie alle sue indagini nell’ambito delle vetture, riesce a scoprire che l’aguzzino si chiama Jefferson Hope (J.H.) e, che guida carrozze come la sua logica gli aveva suggerito in precedenza. Lo fa convocare con una scusa a Baker Street e arrestare da Lestrade e Gregson.  Subito dopo, Hope confessa i suoi misfatti
Egli voleva vendicarsi di Drebber e Stangerson per avergli sottratto Lucy Ferrier, unico amore della sua vita, e per l’omicidio del padre della ragazza, un uomo al quale Hope era molto affezionato.
Tutto cominciò negli Stati Uniti, in Colorado. Lucy Ferrier e suo padre John vivevano in un paesino di mormoni, chiamato Salt Lake City. La bellezza della ragazza aveva attratto molti giovani, fra cui Stangerson e Drebber. Lei era però innamorata di Jefferson Hope, amico di famiglia e non mormone. Le due vittime, figli dei capi mormoni , approfittando della loro elevata posizione nella comunità e delle loro pericolose conoscenze, continuavano a molestare la ragazza. John e Jefferson tentarono, dopo molte minacce, di andare via dal paese e di scappare lontano. John  Ferrier venne però ucciso dagli scagnozzi di Drebber e la ragazza venne catturata e costretta a sposare l’aguzzino di suo padre. Ella morì qualche tempo dopo di dispiacere.
Jefferson decise così di vendicarli. Drebber e Stangerson, date le loro possibilità economiche, cercarono di sfuggire in tutti i modi al loro aguzzino, viaggiarono in lungo e in largo in cerca di sicurezza, ma Hope li raggiunse in ogni loro destinazione. Solo a Londra riuscì a placare la sua sete di vendetta. Si mantenne mediante il lavoro di vetturino e architettò un piano infallibile. Mise in una scatola due pillole, un’avvelenata e l’altra no. Convinse Drebber a recarsi nella casa abbandonata e lo costrinse con un coltello a ingerire una delle due pillole, facendo decidere alla sorte il suo destino. Casualmente il mormone scelse quella sbagliata. Cercò di fare lo stesso con Stangerson nella sua camera d’albergo. Quest’ultimo si ribellò, costringendo Hope Ad accoltellarlo. L’uomo che invece scappò a Holmes in carrozza, si scopre essere un complice di Jefferson, anche se Jefferson non ne dice il nome.
                                           
Ambientazioni

Londra nel periodo tardo vittoriano: una città molto pittoresca, caratterizzata dalla costruzione di molti edifici pubblici e da quartieri residenziali benestanti. Tali quartieri facevano però contrasto con le povere e sovraffollate baraccopoli, dove le persone vivevano spesso in condizioni disumane e dove la criminalità dilagava. Simbolo ,invece, della laboriosità inglese, erano le ciminiere nere che si stagliavano in cielo imponenti.
Salt Lake City: cittadina del Colorado, abitata da mormoni.

Personaggi

Sherlock Holmes: investigatore londinese, caratterizzato da una sorprendente logica, capacità deduttiva e di osservazione. Uomo saggio, deciso e vigile con una grande voglia di giustizia e di mettere alla prova le sue grandiose abilità.
John Watson: Watson rimane il più fedele collaboratore e amico di Holmes. Ex medico militare, congedato a causa di due gravi ferite riportate nella cruenta battaglia di Maiwand, torna a Londra alla ricerca di un’abitazione. Proprio in questa occasione  conosce Sherlock e ne diventa subito compagno inseparabile. Oltre a continuare li suo lavoro di chirurgo, infatti, Watson aiuterà Holmes in tutti i suoi casi e ne racconterà le incredibili  avventure.
Lestrade e Gregson: i due migliori investigatori di Scotland Yard.
Drebber e Stangerson: le due vittime del racconto. Sono due ricchi mormoni scappati dagli USA per rifugiarsi dall’ira incontrollabile di Jefferson Hope. I due muoiono a Londra, dopo anni di fuga.
Jefferson Hope: assassino di Drebber e Stangerson. Voleva vendicare la sua amata Lucy, e il padre di lei ucciso dai due mormoni.
Lucy Ferrier e John Ferrier: Lucy è la fidanzata di Hope, costretta però a sposare l’aguzzino di suo padre. Muore dopo poco tempo di dispiacere. John viene, invece, ucciso dagli scagnozzi di Drebber, mentre stava fuggendo dalla cittadina.
                                           
Commento personale

Questo libro mi è piaciuto molto. Ho trovato la storia avvincente e piena di colpi di scena, essenziali in un romanzo giallo. Mi ha fatto appassionare di questo genere, e mi ha spinto a leggere anche gli altri libri del famigerato detective. Holmes, pur essendo un personaggio immaginario, è diventato per me un modello da seguire giacché da grande voglio fare il criminologo. Prima di leggere questo libro, non pensavo che un romanzo potesse risvegliare in un lettore cotante emozioni e a farlo affascinare di un’epoca ormai lontana come quella della Londra vittoriana. Una piccola critica che farei a Conan Doyle, se si può considerare tale, è quella di aver pensato un personaggio così intelligente, colto e deduttivo che non dà molta possibilità al lettore di immaginare chi sia il colpevole. Holmes, infatti è così razionale e logico che risolve il caso in pochissimo tempo, precedendo anche i leggendari poliziotti di Scotland Yard. Alcune volte tralascia informazioni indispensabili per la soluzione del caso, per poi fare un riepilogo (che non manca mai) al termine degli eventi. Tutto ciò non ha fatto, però, che aumentare la sua fama di detective, facendolo conoscere in tutto il mondo con i suoi pregi e difetti.

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